Pellegrino nella natura delle Celle

Cammino lungo un sentiero antico, percorrendo orme francescane,
pace, silenzio intorno.
Rumori impercettibili della natura,
gorgoglia incessantemente l’acqua nel torrente,
simbolo di vita e di eternità,
sulle rive i massi stanchi, immobili, come estasiati.
I lecci maestosi, i cipressi colonnari, i salici rari qua e là s’inchinano all’onnipotenza.
Un sussurrio soave di piccoli esseri danza e si fonde con la brezza leggera che spira tra le chiome.
Un profumo intenso di santità si respira nell’aria, sale al cielo come incenso, offerta di vita.
M’immergo pellegrino, in preghiera, nella natura incantata: straniero, assetato, affamato,
depongo la mia bisaccia vissuta, pesante, ai piedi della grande croce;
muovo i miei passi incerti,
m’immergo nella natura purificata in cerca di Te.

La lecceta secolare dell’Eremo de Le Celle di Cortona

Intorno al Santuario, su versanti scoscesi e parzialmente rocciosi, vegeta rigogliosa la suggestiva fustaia di leccio e cipresso di grande pregio estetico e naturalistico. Come già nelle riproduzioni più antiche si vedono chiaramente le chiome di grandi alberi sovrastare e circondare l’eremo, così oggi il verde cupo della vegetazione mediterranea fa da cornice all’antico e prezioso Eremo francescano delle Celle a Cortona.
La pianta regina di questo bosco secolare è il leccio tra le cui chiome svettano le punte del cipresso.
Il leccio, possente, vetusto, ombroso, severo, rappresenta in questo contesto il Lignum vitae, è l’immagine dell’albero della storia, le cui radici affondano nelle origini del mondo e arrivano fino all’incarnazione di Cristo. I suoi rami sono le opere di Cristo stesso, i fiori e i frutti (le ghiande) sono le gesta degli eletti.

Descrizione del bosco de Le Celle di Cortona

Il bosco delle Celle si trova in un versante ripido e con roccia affiorante e con suoli asciutti e superficiali, a reazione acida o sub acida.
E’ costituito da una fustaia invecchiata, coetaniforme, di leccio (Quercus ilex), con presenza di cipresso (Cupressus sempervirens) lungo i vialetti interni e lungo perimetro del bosco. La fustaia è secolare, monoplana, costituita da piante di leccio di varia età e diametro, con altezze fino a 12—15 m.

Classificazione fitoclimatica

(class. A. Pavari) Lauretum, sottozona fredda

Caratteri geologici

Il substrato litoide è costituito prevalentemente da arenarie a matrice argillosa e marne che vanno a costituire la formazione detta Macigno Toscano.

Caratteristiche del leccio

Il leccio, il cui nome scientifico è Quercus ilex, è l’albero più importante della foresta sempreverde mediterranea. Ha una chioma densa, espansa, ovale, di colore verde-scuro. La corteccia differisce negli esemplari giovani rispetto a quelli adulti: nei primi è liscia e grigia, negli altri è scura, poco screpolata e divisa in scaglie quadrangolari. È alto sino a 25-30 metri e il tronco può raggiungere anche i 2 m di diametro. Il leccio è una pianta tipicamente mediterranea e prospera anche con estati calde e asciutte. Il leccio deve il suo successo ad alcuni adattamenti che gli consentono di sopportare agevolmente l’aridità estiva, e di resistere all’azione, spesso distruttiva dell’uomo. Innanzitutto le foglie, che hanno una forma molto variabile, da ovale a ovalo-lanceolata, sono coriacee e possiedono un breve picciolo; sono molto persistenti e rimangono verdi per più di un periodo vegetativo. La pagina superiore è di un colore verde scuro e quella inferiore di un verde più chiaro; possono essere glabre o ricoperte da un po’ di peluria che consente di trattenere efficacemente l’acqua dei tessuti. Quando la pianta è giovane, e solo sui rami più bassi, le foglie sono spinose per difendersi dal pascolo degli erbivori. Le radici, poi, sono capaci emettere nuovi polloni o gemme nel caso in cui il tronco sia stato bruciato da un incendio, tagliato o attaccato dai parassiti, consentendo un’ampia capacità di rigenerazione. Ciò comporta che il leccio può assumere forme molto diverse, dalla macchia fitta, bassa e impenetrabile, se soggetto a frequenti tagli o incendi, ai fusti colonnari, alti fino a 15-18 metri dove la sua crescita non è disturbata. Per questi motivi un bosco di lecci può resistere anche per secoli, se non per millenni. E Infatti, per la sua straordinaria vitalità, i Greci e i Romani, dedicarono il leccio al dio Pan, simbolo della fecondità della natura.