Autore: TEOBALDO RICCI
Edizioni: PAGNINI EDITORE
REALTA’ STORICA E RAZIONALISMO. Come tante altre opere di questo genere, il volume Gesù oggi, ‘Ecce homo’ e Signore, Pagnini Editore, si domanda chi storicamente sia stato Gesù. Argomento che mette in contrasto correnti agnostico laiche con quella che vede in Gesù i caratteri della trascendenza divina in senso pieno. Partendo dal confronto tra le due parti, la prima e radicale contestazione che da credenti facciamo alla cultura laica è che il loro razionalismo puro non spiega la storia reale, quella dei fatti. Basti a dimostrarlo ricordare che Voltaire, credendo di impersonare la ragione, derideva la Bibbia, domandandosi come potesse Dio togliere ad Adamo una costola senza svegliarlo dal sonno profondo. Fallimento del criterio di pura ragione, che tale non era come oggi vediamo bene. Attenti quindi ad affidarsi sempre e solo alla ragione, eccetto che non si tratti di scienze esatte. Essa non è la chiave che dà senso a tutti gli eventi della storia. Accade poi che il presunto razionalismo puro si riveli incoerente, quando la ragione sembra operare da sola mentre, sotto banco, utilizza elementi e valori di ben diversa natura. Se ne rendeva conto fin dall’antichità il grande Platone definendo la filosofia, sua e quella degli altri, un’autobiografia ragionata. Dove quindi, anche al più alto livello di speculazione, l’intelletto chiede inconsapevolmente collaborazione e usa strumenti di altra provenienza rispetto al puro pensiero. L’uomo fatto di sola ragione non esiste e se esistesse sarebbe qualcosa di diverso da quello che è. Scendendo poi, se si vuole, a ciò che è vita reale, costatiamo che l’amore espressione più alta del nostro esistere, non parte da esperienza di ragione. Non diversamente, la passione per il bello che genere l’arte, non ha in origine nessuna forma di ragionamento, essendo solo libero gioco espressivo dell’animo umano. Il senso morale ed etico nel loro nascere non sono imperativo categorico di ragione, ma fenomeno di coscienza e responsabilità. La Storia, prima di essere esame critico ed esposizione concatenata dei fatti, è atto di fiducia nel testimone diretto degli avvenimenti. Tutti fenomeni e risorse che la ragione accetta senza esserne la fonte primaria.
Fatta questa necessaria premessa, è inerente e fondamentale, per l’ argomento che trattiamo, chiedersi se Gesù accetti di essere preso come persona e dottrina da sottomettere a verifiche di natura strettamente razionale. Egli tanto rifiuta ogni esame critico della sua persona da sentirsene come offeso e questo gli fa dire: Chi non è con me è contro di me! Ed è perfettamente logico che egli lo dica, dal momento che si ritiene testimone unico di cose che lui soltanto ha visto ed udito, dichiarandosi la Verità e unico Maestro in materia di trascendenza e vita intima di Dio: Nessuno conosce il Padre se non il Figlio (che è lui) e colui a colui a cui il Figlio vorrà rivelarlo.
Questo suo elevarsi, tanto al di sopra della ordinaria condizione umana, porta lo spettatore del fenomeno a due inevitabili opposte posizioni. La persona interessata o coinvolta da questo evento o rimane completamente conquistati dal grande Seduttore, come Gesù è stato chiamato dai suoi avversari antichi (Farisei) e moderni (Renan). Oppure per la fermezza e assoluta inflessibilità colla quale cerca di imporsi è di scandalo, pietra di scandalo come egli stesso dice che sarà per molti.
Obbligati a fare questa scelta sono anche i primi seguaci suoi, quelli stessi che egli ha chiamato a seguirlo e associato all’annunzio del regno di Dio. Avverrà infatti che solo una parte regge alla prova, mentre ‘molti’ di loro, come afferma Giovanni nel capitolo 6 del suo vangelo, si scandalizzano dalle sue parole, lo abbandonano. Questa la situazione di allora.
Oggi larghe correnti di pensiero laico non possono, per loro impostazione mentale, accogliere la figura di Gesù nella sua trascendenza, ma non sono allo stesso tempo in grado di rifiutarne la figura, perché troppo grande per essere contraddetta o semplicemente messa da parte. Di qui il tentativo di modificarla a piacimento, per non essere costretti a scelte traumatiche. Detto questo, il libro che presentiamo è di speciale confronto con due autori portabandiera applauditi della cultura attuale, con terzo modo interpretativo della figura, dottrina e storia di Gesù. Sono Corrado Augias e Mauro Pesce, con Inchiesta su Gesù, Chi è l’uomo che ha cambiato il mondo. Ed. Mondatori 2006. Nella loro versione, quello che sappiamo di Gesù, ossia quanto dicono i quattro vangeli, non è biografia, non è storia o è storia a metà, accettabile solo negli episodi e affermazioni conformi a ragione. Trovandosi poi ben presto a non poter negare la realtà storica di certi fatti, come la moltiplicazione dei pani e dei pesci, e Lazzaro fatto uscire vivo dal sepolcro quattro giorni dopo la sepoltura. Fatti innegabili, dicono, che per loro restano senza adeguata spiegazione. Meglio quindi nessuna spiegazione che accettare l’umica possibile, cioè vedervi il dito di Dio nelle vicende umane.
D’altra parte, per svuotare i Vangeli di ogni aspetto di soprannaturalità, dicono che siano stati i discepoli a sostituire i loro sogni alla realtà storica di Gesù. Non tengono affatto conto quante volte i più intimi di lui abbiano tentato di farlo recedere da certe sue posizioni, e siano stati sempre regolarmente umiliati e respinti. Nella storia d’Israele vediamo Dio cedere in qualche caso alle pressioni del suo popolo, come leggiamo in 1Sam. cap.8. Ma troviamo tutto il rovescio nel clima che Gesù ha creato attorno a sé. Cambiare le sue intenzioni e la sua linea di condotta risulta impossibile finché egli è presente, come dunque quegli stessi discepoli l’avrebbero più tardi riformato a loro agio, senza protesta da parte di nessuno di loro? Storia è tener conto, come in questo caso, del ragionevole sviluppo degli eventi tra loro.
Ancora, secondo il pensiero di detti autori, nei libri canonici l’ideologia, meglio la teologia avrebbe soppiantato la vera storia di Gesù, fino a ingigantirne la statura e portarla ai vertici della divinità. Ma sono poi loro stessi ad accorgersi e chiamare l’uomo di Nazaret figura gigantesta, p.61 e definirlo: così grande che le dimensioni umane, dilatate al massimo, non sono sembrate sufficienti a contenerla, p. 244. Anche per loro siamo dunque al di fuori delle misure dell’umano, sia pure detto con atto di pura fede laica, ma sempre fede, perché la ragione non basta.
Queste poche note per dire dove sta il nodo della controversia tra l’orgoglio laico e la fondata fede del credente. Dall’Illuminismo in poi provano e riprovano a rimodellare Gesù, ogni volta paghi del successo ottenuto, che però non soddisfa la cultura liberale dell’ondata seguente.
Messo bene in vista ciò che è il punto chiave del confronto, il resto è esame delle questioni sollevate dalla visione liberale dei testi evangelici, scrutinandone fondatezza e coerenza.